Gargnano e il bandito Zanzanù

Gargnano e il bandito Zanzanù

Giovanni Beatrice, soprannominato Zanzanù, nato a Gargnano nel 1576, fu uno dei più temibili fuorilegge del suo tempo e, considerata l’incredibile latitanza di ben 15 anni, uno dei maggiori della storia europea. Colpevole di omicidio motivato da giustificate ragioni di onore della famiglia, nel 1602 subì il primo dei 6 bandi inflittigli dal Consiglio dei Dieci; ciò nonostante, godette della connivenza e della protezione delle popolazioni locali, che non lo consideravano un criminale, quanto invece un ribelle all’autorità della legge dello Stato. La sua vicenda fu costellata di rocambolesche avventure e audaci imprese, che ebbero per scenario le acque del lago e l’aspro territorio dell’alto Garda; sotto la loggia del palazzo municipale di Gargano fu proditoriamente assassinato il padre nonostante la pace giurata davanti all’altare con la famiglia nemica; il convento di S. Francesco fu teatro di agguati e vendette; nell’omonima contrada si trovava l’abitazione di Giovanni Beatrice, rasa al suolo per ordine della Repubblica, mentre la sua famiglia era bandita dallo Stato veneto. La sua vicenda si concluse il 17 agosto 1617, quando il bandito fu ucciso sui monti di Tignale dopo una intera giornata di scontri a fuoco.

Per saperne di più:
C. Povolo, Giovanni Beatrice detto Zanzanù. Storia e mito di un fuorilegge. 1576-1617, 2017.
C. Povolo, Zanzanù, il bandito del lago (1576-1617), 2011.